Cultura e Spettacolo

Un libro a doppia lettura

Mercoledì 20 marzo, presso la Casa di Reclusione di Quarto,  è stato messo in scena l’adattamento teatrale del libro di Elvio Fassone, ex magistrato e componente del CSM, “Fine pena: ora”, diretto da Simone Schinocca e interpretato da Salvatore D’onofrio, Costanza Maria Frola e Giuseppe Nitti. Lo spettacolo racconta la  storia di un’ insolita amicizia, nata dalla corrispondenza quasi trentennale fra un ergastolano e il giudice che l’ha condannato. Due vite completamente diverse e totalmente opposte, che lettera dopo lettera lasciano intravedere scorci di due mondi apparentemente inconciliabili, ma che, tuttavia, riescono a trovare un loro punto di incontro. Si tratta di un’opera molto emozionante e coinvolgente, che ha suscitato nel pubblico interrogativi sulla sicurezza sociale, sull’ergastolo e sul valore costituzionale e riabilitativo delle pene.

Tra gli spettatori erano anche presenti i ragazzi, delle classi quinte del liceo Monti, e i detenuti della Casa di Reclusione che hanno aderito al progetto “Una penna per due mani”, sostenuto e promosso dall’associazione di volontariato “Effatà. Volontari del carcere. Odv”, la quale da anni svolge un’ energica e preziosa attività di volontariato all’interno del istituto penitenziario. Dopo lo spettacolo teatrale, nel primo pomeriggio, detenuti e studenti del liceo  hanno avuto modo di confrontarsi, dialogando su vari temi profondi: il concetto di felicità, i sentimenti provati verso le istituzioni di fronte alla pena comminata e le relazioni tra i detenuti. Questo spazio di confronto  è stato educativo e stimolante, poiché ha invogliato tutti partecipanti a condividere e mettere in discussione i diversi punti di vista.

Il progetto a cui hanno aderito i detenuti e i ragazzi del liceo prevede la realizzazione e la pubblicazione di un libro composto da diversi generi letterari dalla doppia copertina e dalla doppia lettura, in cui da una parte si troveranno i testi scritti dai detenuti e dalla parte opposta le pagine degli studenti.

I detenuti che hanno deciso di partecipare volontariamente al progetto, hanno scelto una tipologia testuale tra quelle proposte e si sono cimentati nella stesura di racconti, di poesie e nella realizzazione di disegni, dimostrando, ancora una volta, di possedere grandi doti e talenti artistici.

In  quest’attività di scrittura e di progettazione grafica, gli studenti dell’istituto penitenziario sono stati  guidati e incoraggiati dai volontari di Effatà e da alcune insegnanti del Cpia di Asti, che lavorano in carcere  insegnando nella scuola media, nella scuola superiore e offrendo corsi di tedesco, spagnolo, educazione fisica e arte.

Il Cpia di Asti, è una scuola statale, che  da moltissimi anni è  presente sul nostro territorio, offrendo corsi e attività per adulti anche all’interno di  realtà più distanti e difficili, come nella Casa di Reclusione di Asti. In questo Istituto, la nostra scuola organizza corsi di alfabetizzazione, percorsi formativi per raggiungere il diploma di licenza media e molti corsi di ampliamento dell’offerta formativa: corsi di lingua inglese, francese e spagnola, corsi d’informatica e di educazione civica. Una delle finalità della scuola in carcere è quella di offrire esperienze di apprendimento (dalle quali i detenuti sono rimasti esclusi nel corso della loro vita o che sono state per loro marginali), attraverso cui riescano a percepire l’importanza della cultura e dell’educazione. Il Cpia insegna che  esistono le seconde possibilità, che non è mai troppo tardi e che c’è sempre tempo per riprendere un percorso educativo interrotto o scartato e tenta di rendere  l’educazione realmente democratica e accessibile a tutti.